UN’ OCCASIONE MANCATA, nella terza edizione del Messale Romano, di una vera e profonda rinnovazione della Liturgia Eucaristica:
- LA “PREGHIERA SULLE OFFERTE”
Non è corretto viverla come segno di partecipazione dell’Assemblea all’offerta del Sacrificio eucaristico: sarebbe meglio che i riti del cosiddetto Offertorio appaiano come riti umili e secondari.
Nella storia della Liturgia, la preghiera sulle “offerte“ è stata quasi sempre recitata a bassa voce. (Così spiega già Amalario nel IX secolo e con il nome di segreta figura già nei più antichi Sacramentari romani – Veronese e Gelasiano).*
Anche al momento della riforma liturgica molti periti la giudicarono inutile e inopportuna:
- inutile perché non era un vero offertorio ma solo una presentazione dei doni del pane e del vino per preparare la mensa;
- inopportuna perché esprimeva quello che dopo la Consacrazione si proclamava: il vero Offertorio del Corpo e Sangue di Cristo.*H.B. MEYER Eucaristie, pp. 343-344.
Queste preghiere sulle offerte concludevano le solenni processioni delle offerte solo nelle Messe papali (in seguito passeranno nelle altre liturgie): dovute alla progressiva paganizzazione della Chiesa dopo la pace costantiniana o alla debole evangelizzazione delle nuove chiese (perciò più religiose che propriamente cristiane), e che assimilarono il sacrificio personale, di quelli che partecipavano alla Messa, alle offerte delle religioni e quindi valorizzavano più i loro doni e offerte personali che la salvezza gratuita del Sacrificio di Cristo.
È attraverso questa scristianizzazione che cresce il prestigio del cosiddetto offertorio e dei riti che l’accompagnano mettendo sempre più in ombra la Preghiera Eucaristica che sarà addirittura pregata a bassa voce e quasi come semplice appendice dell’offertorio dove i fedeli presentano i loro doni e offerte. Già il Concilio di Trento insegnava che l’Eucaristia è la ripresentazione sacramentale del Sacrificio di Cristo sulla Croce e il Vaticano II parla dell’Eucaristia come il memoriale della Morte e Risurrezione del Signore, malgrado ciò un buon numero di queste orazioni continuano a conservare la stessa contraddizione liturgica di offerta di doni anche nel Messale di Paolo VI.
Alcuni esempi:
XVI Domenica del T. O.
O Dio, che nell’unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica QUESTA NOSTRA OFFERTA [è questo il sacrificio cristiano?], come un giorno benedicesti i doni di Abele, E CIO’ CHE OGNUNO di NOI PRESENTA IN TUO ONORE *giovi alla salvezza di tutti.
XXIV Domenica del T. O.
Accogli con bontà o Signore, I DONI E LE PREGHIERE DEL TUO POPOLO E CIO’ CHE OGNUNO di NOI OFFRE IN TUO ONORE giovi alla salvezza di tutti [queste offerte sono i doni che ognuno ha portato alla mensa o ciò che i fedeli uniti a Cristo, offrono nell’Anafora quale unico sacrificio cristiano, come fu definito a Trento?].
Messa di S. Giovanni Battista
Accogli o Padre i nostri doni * nel solenne ricordo della nascita di San Giovanni il precursore che annunciò la venuta e indicò la presenza del Cristo salvatore del mondo.
Sono tutte preghiere bellissime, soprattutto dal punto di vista letterario, ma il loro contenuto teologico – liturgico, presenta serie difficoltà.
Eliminarle? Sarebbe l’ideale!
Almeno provare a correggerle. Per entrare veramente nello spirito della riforma della Sacra liturgia (cfr. SC 21: IGMR 78). Queste anomalie liturgiche sono presenti anche nella terza edizione del Messale Romano.
Per aiutare i fedeli nel vero spirito dell’Eucaristia, Pasqua del Signore, bisognava, secondo il mio modesto parere, lavorare su queste orazioni “super oblata“, togliendo ogni aspetto di offertorio, per far riscoprire che il vero Offertorio è nell’Anafora quando si offrono il Corpo e Sangue di Cristo al Padre come vittima pura, santa e immacolata.
- LEX ORANDI, LEX CREDENDI
“La fede della Chiesa precede la fede del credente, che è invitato ad aderirvi. Quando la Chiesa celebra i sacramenti, confessa la fede ricevuta dagli Apostoli. Da qui l’antico adagio: ‘Lex orandi, lex credendi (oppure: legem credendi lex statuat supplicandi, secondo Prospero di Aquitania, V secolo). La legge della preghiera è la legge della fede, la Chiesa crede come prega” (DV 8; CCC 1124).
Per questo non ci può essere seria e vera rinnovazione liturgica sull’Eucaristia se non parte da ciò che la Chiesa crede sull’Eucaristia.
“L’Eucaristia è memoriale della passione e risurrezione del Signore. Santo sacrificio, perché attualizza l’unico sacrificio di Cristo Signore e comprende anche l’offerta della Chiesa; o ancora santo sacrificio della Messa, ‘sacrificio di lode’ (Eb.13, 15), ‘sacrificio spirituale’ (1 Pt 2, 5), sacrificio puro e santo poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell’Antica Alleanza”. (CCC 1330).
Non siamo noi a offrire a Dio, ma è il Padre di nostro Signore Gesù Cristo che ci dona tutto in Lui, anche la sua stessa vita, il suo stesso Spirito. Nella religiosità naturale l’uomo era necessitato ad offrire a Dio per propiziarselo e avere da lui grazie e benefici. Gesù Cristo ci annuncia la buona notizia che il Padre ci ama e che ci dona tutto gratuitamente: L’Eucaristia è il sacramento di questo folle e gratuito amore di Dio per noi: non è la creatura che offre al Creatore, ma è Lui, padre di ogni misericordia, che dona tutto gratis alla sua creatura.
E’ Cristo che offriamo e con lui offriamo anche noi, fatti suo corpo e con lui morti e risorti, come stupendamente afferma l’Anafora IV:
“in questo memoriale della nostra redenzione celebriamo, o Padre, la morte di Cristo, la sua discesa agli inferi, proclamiamo la sua risurrezione e ascensione al cielo, dove siede alla tua destra, e, in attesa della sua venuta nella gloria, ti offriamo il suo Corpo e il suo Sangue, sacrificio a te gradito e fonte di salvezza per il mondo intero. Guarda con amore, o Dio, il sacrificio che tu stesso hai preparato per la tua Chiesa, e a tutti coloro che parteciperanno a quest’unico pane e a quest’unico calice concedi che, riuniti in un solo corpo dallo Spirito Santo, diventino offerta viva in Cristo a lode della tua gloria”.
Non esiste offertorio nella preparazione dei doni sulla mensa (eppure tutte le orazioni super oblata, anche nella terza edizione del nuovo messale, parlano di offerta). L’unico vero offertorio è quello dell’Anafora dopo la consacrazione. Tutte le anafore proclamano questa unica offerta del Corpo e Sangue di Cristo. E’ questa, soprattutto, la rinnovazione che bisognava presentare, nella terza edizione del Messale, per attuare il desiderio del Concilio e aiutare i fedeli a entrare nello spirito della liturgia eucaristica:
“Perciò la chiesa volge attente premure affinché i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma, comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano istruiti nella parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore, rendano grazie a Dio, offrendo l’ostia immacolata, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo mediatore, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti” (SC 48).
- LA STORIA BIBLICA E PATRISTICA INSEGNA
Nei Vangeli non c’è niente che faccia riferimento a qualche gesto di Gesù nell’atto di offrire il pane e il vino nella Cena celebrata con i suoi discepoli.
“Questi gesti certamente ripetono i riti ebraici qiddush – benedizione sul pane, e della birkhat-ha-mazòn, benedizione sul vino. Queste formule di benedizioni del qiddush e del birkhat-ha-mazòn sul pane prima della cena e sul vino dopo la cena, che appaiono nelle fonti del Nuovo Testamento, tanto se la cena fu pasquale secondo i sinottici, quanto se fu semplicemente religiosa, non contengono niente che faccia riferimento a una precedente offerta del pane e del vino a Dio” (Farnés 227) Vedi anche: Lc 27, 7-20; Mt 26,17-29; Mc 14, 12-25; I Co 11, 23-25.
Anche nei testi eucaristici primitivi non troviamo alcun gesto di offerta del pane e del vino.
Fin dal II secolo abbiamo la testimonianza di S. Giustino martire riguardo alle linee fondamentali della Celebrazione eucaristica. Egli scrive verso il 155 d.C., all’ imperatore Antonino Pio per spiegare ciò che fanno i cristiani.
Nella sua I Apologia, al numero 67 così scrive Giustino:
“Nel giorno chiamato del sole è [giorno del Signore – Domenica] ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne [assemblea].
Si leggono le memorie degli apostoli e gli scritti dei profeti, finché il tempo consente [liturgia della Parola].
Poi quando il lettore ha terminato Colui che presiede con un discorso ci ammonisce
E ci esorta ad imitare questi buoni esempi[omelia].
Poi tutti insieme ci alziamo in piedi e innalziamo preghiere [preghiera dei fedeli].
Finite le preghiere ci salutiamo l’un l’altro con un bacio [segno della pace].
Poi vengono portati [afferunt- non offerunt], un pane e una coppa d’acqua e di vino temperato.
Colui che presiede li prende e innalza lode e gloria al Padre dell’universo nel nome del Figlio e dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie, per essere stati fatti degni da lui di questi doni [anafora].
Quando egli ha terminato le preghiere e il rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama: Amen.
Dopo che colui che presiede ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino e l’acqua ‘eucaristizzati’ e ne portano agli assenti” [comunione sacramentale].
Queste linee fondamentali sono rimaste invariate fino ad oggi in tutte le famiglie liturgiche!
- CONCLUSIONE
Sarebbe quanto mai opportuno, per un’autentica ed espressiva partecipazione all’EUCARISTIA COME SACRIFICIO CHE IL SIGNORE HA COMANDATO DI CELEBRARE COME MEMORIALE DELLA SUA MORTE E RISURREZIONE, CHE I NOSTRI FEDELI IMPARASSERO A SOTTOLINEARE SPIRITUALMENTE LE PAROLE DELLE ANAFORE NELLE QUALI LA CHIESA, CON ENFASI E FIN DAI TEMPI ANTICHI OFFRE IL VERO SACRIFICIO DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE.
“TI OFFRIAMO IL SACRIFICIO PURO, IMMACOLATO E SANTO, PANE DI VITA ETERNA E CALICE DI ETERNA SALVEZZA” (CANONE ROMANO)
“CELEBRANDO IL MEMORIALE DELLA MORTE E RISURREZIONE DEL TUO FIGLIO, TI OFFRIAMO IL PANE DELLA VITA E IL CALICE DELLA SALVEZZA” (ANAFORA II)
“Ti offriamo Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo” (Anafora III)
“In attesa della sua venuta ti offriamo il suo Corpo e il suo Sangue, sacrificio a te gradito”(Anafora IV)
Aiutare i fedeli a vivere l’Eucaristia come offerta (non del pane e del vino nel momento della preparazione dei doni sulla mensa), del sacrificio di Cristo, presente nelle formule delle Anafore dopo la consacrazione, è oggi un compito pastorale immenso e urgente.
Non riti secondari e tardivi ma insegnare a vivere la piena e vera partecipazione al Sacrificio di Cristo: La Sacrosanctum Concilium dice al N° 56 che:
“Le due parti che costituiscono in certo modo la Messa, cioè la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica, sono congiunte tra loro così strettamente da formare un solo atto di culto”.
Ascolto della Parola con l’Omelia che attualizza la Buona notizia e Azione di Grazie al Padre per mezzo di Gesù Cristo morto e risorto, sono le note dominanti di ogni celebrazione Eucaristica. Sono il gioiello della Celebrazione Eucaristica, immutabili lungo i secoli, che la Chiesa ha custodito in un cofanetto, a volte ricchissimo a volte più semplice, che è suscettibile di cambiamento.
“… La Mensa preparata per noi nell’Eucaristia è infatti ad un tempo quella della Parola di Dio e quella del Corpo del Signore” (CCC 1346).
“Non si è forse svolta in questo modo la Cena pasquale di Gesù risorto con i suoi discepoli? Lungo il cammino spiegò loro le scritture, poi, messosi a tavola con loro, ‘prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò, e lo diede loro” Lc 24,37 (CCC 1347).
A quando una rinnovazione così liturgicamente importante?