Si tratta di una antica icona dipinta su tavola di legno di cedro e si crede sia arrivata a Roma, nella cappella papale al Laterano, durante il periodo dell'iconoclastia per sfuggire alla distruzione. La tavola è spessa due centimetri, alta novanta e larga sessantasei e raffigura Maria che tiene in braccio il Bambino Gesù. Sui lati del quadro è stato intarsiato nel legno dell'icona una specie di fregio cosmatesco e sui bordi della tavola, in nicchie sempre ricavate nel legno, erano custodite delle reliquie che, successivamente, sono state spostate ai bordi esterni della tavola sotto la cornice dorata.
Nulla si sa di preciso circa la sua origine se non le notizie che sono state tramandate a tal proposito da alcuni storici.
- Il Bombelli, nella "Raccolta delle Immagini della B.ma Vergine ornate della corona d’oro dal R.mo Capitolo di S. Pietro" ci dice che anticamente in Roma, nel Tempio del Sancta Sanctorum al Laterano, si conservavano diverse Immagini miracolose della Vergine destinate alla pubblica venerazione.
- Il Piazza, parlando della Chiesa di S. Bernardo al Foro Traiano afferma: "... ove appunto si venera una divotissima Immagine di Maria Vergine, dipinta, come si ha per tradizione, da San Luca, di antichissima venerazione nel Popolo Romano" .
Icona, dal greco "eikon", significa Immagine e designa una pittura sacra eseguita su pannello di legno con una tecnica tutta particolare e tramandata nei secoli. La tecnica consiste nell'incollare sul legno una tela di canapa sulla quale veniva steso uno strato di biacca dopodiché su questa preparazione veniva dipinta la figura a tempera.
Nei primi secoli del cristianesimo Maria di Nazareth era sì ricordata con altissima considerazione ma particolarmente perché era stata la madre terrena di Gesù. In sintesi, si nutriva per lei una speciale ammirazione soprattutto in virtù dell'eccezionale privilegio che aveva ricevuto.
L'Immagine della Madonna con il Bambino che si venerava fin dal 1440 nell'antica Chiesa di San Bernardo, che tre secoli più tardi sarà riedificata con il nome di Chiesa del SS.mo Nome di Maria al Foro Traiano, contiene sia i tratti somatici che la forma stilistica dei modelli ufficialmente riconosciuti all'epoca dell'Ortodossia.
Da un articolo del 1934 tratto dall'"Illustrazione Vaticana", recante notizie sull'Icona in questione, si afferma che intorno al 1924 l'icona fu ripulita dall'intenso nerofumo dovuto alle candele e da quel restauro fu asportata attorno all'Immagine una porzione di stoffa di canapa fortemente danneggiata lasciando così intravvedere il legno di fondo anticamente dipinto in oro.